FAMOUS ARTIST Alessandro Volpi
Alessandro Volpi ha rappresentato e ancora rappresenta un alto momento culturale e artistico che Pisa è riuscita ad esprimere a partire dalla seconda metà del Novecento. Pur avendo una matrice culturale comune a molti pittori toscani, Volpi ha però intrapreso un percorso / itinerario completamente diverso ed autonomo sia per tecniche che per (anche se parzialmente) per tematiche; in ogni caso lasciando una importante ed indelebile traccia sul territorio e nella sua popolazione non solo nel periodo in cui Pisa lo ha visto operare.
Nato nel 1909, autodidatta, la sua biografia è segnata da importanti date. Con gli anni cinquanta l’ascesa dapprima italiana a Grosseto e a Milano, quindi europea attraverso il lavoro della Galleria Burdeke di Zurigo. Si infittiscono i premi, le rassegne, le mostre personali. Nel 1971 esce la prima monografia, a cura di E. Mercuri. Siamo nel pieno della maturità artistica ed il linguaggio pittorico di Volpi si precisa sguarnendosi delle insistenze illustrative. Linguaggio che nel proseguo della carriera resterà sostanzialmente immutato, privilegiando alternativamente la sedimentazione materica e la nerbatura plastica, il volume compiuto in un impianto architettonico e la composizione per masse di confini imprecisi, il colore tonalmente registrato e il cromatismo dai timbri intensi . Dopo una lunga malattia il maestro pisano si spegnerà nel 1978 all’apice del successo di pubblico e di critica.
Sue opere sono in numerose collezioni Italiane, europee e Nord Americane oltre ad essere presenti anche nella collezione della Fondazione Palazzo Blu di Pisa.
Ha scritto di A. Volpi il critico Prof. Plinio Bianchi:
” … Alessandro Volpi nacque nel 1909 in una casa di campagna nella vicina periferia della città. Figlio di contadini ereditò l’amore per la natura e soprattutto un’antica saggezza. Fin da giovanissimo sentì fortemente la passione per il disegno e la pittura dedicandosi allo studio dal vero, da autodidatta accorto e sensibile. Rimase sempre un po’ schivo e modesto, ma fu un uomo dalla profonda capacità di riflessione. Nelle sue prime esperienze figurative tenne conto delle indicazioni e di certi risultati raggiunti negli ambienti artistici pisano versiliesi degli anni ´30, ma fu anche attento al post-macchiaiolismo toscana (1930-1932). Nelle opere che vanno dal 1932 al 1942 domina una resa plastico formale, sostenuta da un forte sentito “realismo”. Durante la seconda guerra mondiale fu prigioniero in Algeria da cui, alla fine del 1944, riuscì a portare una serie di disegni dal tratto incisivo, carichi di drammatica tensione. Poco dopo il ritorno dalla prigionia, Volpi, poté riprendere con nuovo impegno a dipingere, per portare avanti e approfondire la ricerca interrotta, verso un linguaggio più autonomo ed appagante. Le opere che vanno dal 1945 circa al 1965 testimoniano la volontà del Volpi di raggiungere soluzioni più libere avviate ad una maggiore concisione formale. L’opera “Sul mare” del 1964 rappresenta il momento più significativo del linguaggio nuovo di Volpi, risolto in un’accentuata deformazione figurativa, mossa e articolata. Un approdo felice. Nacquero quelle figure “simulacro” in composizioni di richiamo “arcaico mistico” come ha scritto Alfonso Gatto. Nelle opere che vanno dal 1964 al 1978 , Volpi affida a questo suo nuovo linguaggio, senza più alternarne gli stilemi, in uno svolgimento coerente ed unitario, le emozioni, le declinazioni della sua sensibilità, trasformandole nei suoi personaggi. Questi così esili e delicati, sostenuti da una grazia tutta moderna, immersi “in un’atmosfera liquida da sott’acqua nei bellissimi azzurri verdi, negli aranci, nei rossi, nei gialli … sembrano agire in uno spazio senza tempo, si fanno simboli di un’esistenza lontana, ma ancora attuale, presente … Non sono però mai distaccati dalla vita; di essa infatti riaffermano, in chiave di solenne liricità, i valori antichi e perenni: amore, gioia, dolore, rispetto, disunita”. Nel 1975 dopo, numerose le mostre personali (a Pisa in particolare al CentroArteModerna) a livello nazionale (nel 1963 gli era stata conferita anche la medaglia d’ora della Camera dei Deputati) fu invitato a preparare le scenografie per la “Forza del destino” all’Arena di Verona, che portò a compimento con successo. Sempre a Verona gli fu, poco dopo organizzata un’antologica nel Palazzo delle Gran Guardia, presentata in catalogo da Alfonso Gatto. Nel 1977 fu chiamato ad eseguire, nella sala delle conferenze dell’Ex monastero delle Benedettine quattro tempere murali sul tema “Le Arti e i Mestieri”. Fu la sua ultima importante opera. Si spense, dopo breve malattia, nel luglio del 1978. Dopo alcuni anni (1983), fu allestita a Palazzo Lanfranchi una grande mostra retrospettiva con la consulenza di Nilvano Sbrana che da oltre un ventennio seguiva e sosteneva l’opera di Volpi, seguite da altre importanti mostre retrospettive in Italia (Galleria Senato – 1986 – Milano) ed in particolare a Pisa presso il GAMeC CentroArteModerna.di Pisa (testo di P. Bianchi tratto da “Er Gobbo”).
Bibliografia significativa
- ELIO MERCURI, Alessandro Volpi Firenze, La Nuova Italia Editrice, 1971 (saggio di E. M., elenco delle mostre, elenco dei collezionisti).
- ALESSANDRO VOLPI, Catalogo della personale alla galleria del Veltro, Milano, ottobre 1973 (presentazione di Pier Giorgio Soldini).
- ALFONSO GATTO, Incontro con Alessandro Volpi Milano, galleria del Veltro, 1975 (5 poesie dedicate ad A.V. ed un saggio di A.Gatto).
- Alessandro Volpi – Mostra antologica Palazzo della Gran Guardia, catalogo, Verona, 1975 (con saggio di Alfonso Gatto, bozzetti per la scenografia de “La forza del destino”).
- Alessandro Volpi – Mostra antologica Palazzo Lanfranchi catalogo, Pisa, 1983 (a cura di Nicola Micieli e Nilvano Sbrana, prefazione di Raffaele De Grada).
- Alessandro Volpi – Catalogo della retrospettiva alla galleria Senato, Milano, gennaio-febbraio 1986 (a cura di Nicola Micieli e Nilvano Sbrana).
- Alessandro Volpi: Opere 1929-1976, catalogo della restrospettiva al CentroArteModerna (CentroQuaderni/3), Pisa, novembre-dicembre 1993 (a cura del CentroArteModerna, testo N.Micieli.